lettera aperta di sauro turroni a Berlusconi sulla ricostruzione

Pubblicato da Alessandro Ronchi il

Gentile Presidente,

Intendo manifestarle il mio apprezzamento per l’impegno che sta dimostrando in questa gravissima circostanza e con l’intento di collaborare e dare il mio contributo, sento il dovere di farle presente alcuni problemi insiti in talune decisioni riguardanti i temi dell’edilizia e della ricostruzione.

Lo faccio come cittadino, volontario in tanti terremoti, componente le squadre tecniche di valutazione della vulnerabilità  degli edifici, come urbanista e pianificatore e come ex collega parlamentare, relatore di provvedimenti di ricostruzione post terremoto, componente la commissione del Belice, come politico che si è battuto contro la deregulation urbanistica.

In momenti come questi è dovere di tutti e soprattutto di coloro che sono o come me sono stati investiti, pur in un recente passato, di rappresentanza dei cittadini italiani, di collaborare e mettere a disposizione la propria competenza ed esperienza per risolvere al meglio i gravi problemi che si sono drammaticamente presentati.

L’Italia è un paese fragile ed altrettanto fragile è il suo patrimonio edilizio, in gran parte tirato su alla meglio, dalla speculazione selvaggia degli anni del boom e dall’abusivismo. Negli anni, progressivamente, è stato di fatto eliminato ogni controllo o verifica e gli interventi sono stati effettuati spessissimo senza tenere in alcun conto la scienza e l’arte del costruire, da maestranze improvvisate e da tecnici con pochi scrupoli.

Il suo proposito di far ripartire l’economia favorendo gli interventi edilizi con una normativa che consenta l’ampliamento indiscriminato delle abitazioni mono e bi-familiari, senza tener conto dei luoghi e delle condizioni degli edifici, della loro esposizione ai rischi sismico, geologico, idrogeologico ecc, delle modalità  in cui sarebbero avvenute le progettazioni, le autorizzazioni e i controlli, della vulnerabilità  di ciascuna costruzione, della sua capacità  di essere ampliata in sicurezza, si scontra con le drammatiche evidenze di queste ore.

Ben venga, gentile Presidente, il sostegno ad interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e anche di suo ampliamento , ma partendo dalla considerazione che questi per prima cosa devono mettere in sicurezza gli edifici e devono essere progettati, autorizzati, realizzati e controllati con rigore. Abbiamo già  pagato e sacrificato troppo alla deregulation e al pessimo modo in cui si è edificato in Italia.

In queste ore il ministro Scaiola giustamente afferma che si dovrà  anche effettuare il consolidamento antisismico degli edifici ; è solo parzialmente giusto , le risorse necessarie sono troppo grandi per rendere antisisismica l’Italia, è sufficiente “metterla in catene”, non in senso giustizialista, per carità , ma intervenendo con opere leggere , le catene appunto, che aumentino la capacità  delle strutture edilizie di resistere ai sisma, magari subendo dei danni nei casi più gravi, ma evitando i lutti che ora colpiscono così gravemente il paese.

Le segnalo un’ ultima cosa gentile Presidente : ha appena dichiarato di voler consentire la costruzione di nuove città  al posto e a fianco di quelle crollate . La scongiuro, non lo faccia, quei cittadini che hanno perduto tanti cari, amici e conoscenti verrebbero così privati anche della loro identità  , della loro memoria.

Ricordi sempre Varsavia che rasa al suolo dai tedeschi durante l’ultima guerra venne ricostruita com’era e dov’era per conservare l’identità  del popolo polacco e la testimonianza della sua storia.
I paesi crollati sono anch’essi luoghi identitari, rappresentano vicende, lavoro, cultura e storia di popolazioni che hanno ora più che mai l’esigenza di ricostruire ciò che hanno perduto . Non consenta che con il lodevole intento di dare velocemente alle persone colpite nuove e moderne e sicure abitazioni si cancelli il loro passato e i luoghi dove hanno vissuto. Faccia ogni sforzo per conservare i paesi e le città  così pesantemente colpite, ricostruendo ogni edificio.

Signor Presidente, lei ricorderà  senz’altro la dura campagna che feci conto di lei a proposito di villa Certosa, definendo il suo partito la “casa abusiva della libertà “, una battaglia condotta fermamente ma a viso aperto, da leale oppositore. Con altrettanta lealtà  le offro queste mie considerazioni nella speranza che possano esserle utili per le decisioni che dovrà  assumere nelle prossime ore e giorni.

Senatore architetto Sauro Turroni

Forlì, 7 aprile 2009

Categorie: Generale

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