Un Po di petrolio. Video attivisti sulle tracce di un disastro ambientale

Pubblicato da Gabriele il

articolo pubblicato su Terra, quotidiano ecologista, di giovedì 27 gennaio 2010

Gabriele Bollini

Mercoledì scorso 12 gennaio, a Bologna presso XM24, via Fioravanti 24, nell’ambito di “MeryXM – aperitivo del mercoled씝, c’è stata la proiezione in prima nazionale del medio-metraggio “Un po di petrolio”, una produzione: insu^tv (Napoli) e teleimmagini? (Bologna), regia di Nicola Angrisano (che ha già  firmato la regia di Una montagna di balle), soggetto e sceneggiatura di Raffaele Aspide e Isabella Urru (che ha curato anche il montaggio), musica originale di Viktor Bosnjak e Roberto Salvati, fotografia Alfonso Santolero. Il tutto condito con un dibattito successivo fra il regista e lo sceneggiatore e l’autore di questo articolo della Rete Ecologista Bolognese.

La presentazione è avvenuta in un luogo che merita qualche spiegazione. Il progetto-percorso Ex Mercato 24 (XM24) che prende il nome dalla sua originaria destinazione d’uso dello spazio, l’ex Mercato Ortofrutticolo, conserva e fa rivivere l’idea del Mercato, quale luogo pubblico di scambio e di produzione. Ed è in questo spazio vuoto, dismesso, abbandonato al degrado urbano, che si colloca l’esperienza di produzione di senso denominata XM24. In uno spazio urbano sempre meno pubblico e arido sul piano sociale, un gruppo di “ragazzi”, più o meno giovani, assume su di sé la bizzarra e incerta sfida di costruire un luogo di produzione culturale e di partecipazione politica e sociale dal basso; e qualche anno è anche sede, il giovedì, di uno dei tre mercatini biologici di Bologna.

“Un Po di petrolio” prende le mosse da un episodio di cronaca raccontato da Claudio Jampaglia e Emilio Molinari nel recentissimo libro “Salvare l’acqua” edito da Feltrinelli: “Nella notte del 23 febbraio2010, un’onda nera di 2600 tonnellate di idrocarburi fuoriesce da una vecchia raffineria dismessa di Villasanta a Monza, la Lombardia Petroli, avvelenando il fiume Lambro. L’atto è doloso. Nonostante il, più o meno, immediato intervento di Arpa, Protezione civile e volontari riesca a trattenere più della metà  degli scarichi oleosi nei primi chilometri del versamento, in ventiquattro ore la marea nera dilaga nel Po [di cui il Lambro è affluente] e arriva a Piacenza. In cinque giorni, nonostante continuino gli sbarramenti e le deviazioni, l’inquinamento raggiunge il Delta del Po. Per due mesi sarà  vietato l’uso delle del Lambro per qualsiasi scopo, a maggio tracce di idrocarburi sono rilevate nelle sacche della mussicultura del Delta. Ci vorranno anni perchè l’ecosistema smaltisca tutto.”

30 minuti di medio-metraggio per ripercorrere una storia di inquinamento doloso e di sabotaggio digerito molto in fretta dai media nazionali. La consueta gestione “emergenziale” della Protezione Civile e i finanziamenti lampo che si susseguono si intrecciano con le speculazioni edilizie versione ‘green economy’, realizzate in vista dell’Expo milanese del 2015. Rientrato l’allarme e paludata l’inchiesta, il film prova a capirne di più percorrendo le rive di fiumi tra i più inquinati d’Europa e intervistando giornalisti che hanno seguito la vicenda, tecnici di Ispra, ambientalisti, ex operai della raffineria, pescatori, agricoltori, amministratori, abitanti.

Perchè questa catastrofe della stupidità  umana contro l’ambiente è anche metafore della questione padana che ci obbliga a leggere la politica, l’economia, la cultura di questa macroregione da angolature diverse.

Nei 30 minuti del medio-metraggio si manifestano e si intrecciano infatti 3 filoni di lettura dell’evento: la speculazione edilizia dietro (e davanti) alla dismissione delle aree produttive e al consumo costante di suolo agricolo; il controllo del territorio e della sua urbanizzazione da parte della malavita organizzata (questa è terra degli investimenti della Ndrangheta, checchè ne dica il Ministro degli Interni); lo sfruttamento senza limiti delle risorse del maggiore fiume italiano e dei suoi affluenti. Nella Valle Padana si produce quasi il 50% del prodotto interno lordo del nostro paese. È una delle aree più ricche e sviluppate del pianeta, la seconda in Europa. Scrivono ancora Jampaglia e Molinari: “I suoi abitanti ne sono orgogliosi e pensano che ciò sia dovuto alla loro straordinaria laboriosità  e alla loro intraprendenza. I politici delle varie leghe alimentano questo orgoglio facendone un motivo di supremazia e separazione dal resto d’Italia. Ma il carburante della straordinaria macchina padana e della sua ricchezza, non sono solo il lavoro, la cultura, i danè … È il Po.”

Dopo la presentazione di Bologna sono previste tappe a Milano, Roma, Napoli ed è in preparazione anche la versione in inglese da inviare al Green Fest di Seul.

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