Medicine non convenzionali: è l’ora della legge

Pubblicato da Alessandro Ronchi il

Parte da metà  degli anni ’90 l’impegno dei Verdi italiani in Parlamento per far approvare norme a favore delle Medicine Non Convenzionali anche in Italia, sul modello di altri paesi europei.

Proposte di legge erano state presentate fin dall’ingresso dei Verdi in Parlamento (1987) ma senza risultati .

Nel febbraio 1996 i parlamentari Verdi insieme con 125 deputati di vari gruppi appoggiano la battaglia del comitato per la difesa dell’omeopatia per salvare i medicinali omeopatici già  presenti in Italia e messi a rischio da un errato recepimento di norme comunitarie.

Il ministro della sanità  Elio Guzzanti emana un decreto (n. 176 del 96) che consente il mantenimento sul mercato dei farmaci per 5 anni.

Ma il decreto,reiterato tre volte, decade ed è solo con la legge 8 ottobre 1997 n.347 ,primo firmatario Galletti, che si risolve momentaneante il problema, che , di proroga in proroga con l’ultimo emendamento del senatore Gianpaolo Silvestri, mantiene i prodotti in commercio fino al 2015 ,come in Francia..

Nella finanziaria del 2000, con un emendamento Galletti viene portata l’iva sui medicinali omeopatici dal 20 al 10 per cento.

Ma è nella primavera del 2001 che la Commissione affari sociali della Camera approva la legge quadro sulle Medicine Non Convenzionali(3891).

La fine della Legislatura impedisce l’approvazione in aula.

Nella legislatura successiva l’on. Paolo Lucchese riprende il lavoro iniziato.

La proposta viene appesantita da tutta la partita riguardante le discipline bionaturali e dopo innumerevoli audizioni e confronti i cinque anni passano senza l’approvazione.

Nell’attuale Legislatura il senatore Gianpaolo Silvestri riprende il lavoro interrotto ed attualmente al Senato (relatore Bosone) è aperta la discussione sulla Pdl sulle Medicine Non Convenzionali.

E’ quindi l’ora della legge.

Ma non di una legge qualsiasi.

Intanto occorre fare una legge quadro che riconosca tutte le medicine non convenzionali ,che già  nel 2002 a Terni la Federazione degli ordini dei medici ed odontoiatri ha riconosciuto come atto medico.

Nessun riduzionismo è accettabile: quindi non solo le tre della Toscana.

In secondo luogo occorre evitare di svendere una battaglia che è prima culturale che politica.

Senza nessun integralismo ma anche senza nessuna faciloneria.

Queste medicine ,che hanno uno status epistemologico originale non possono essere ridotte

con disinvoltura a qualche strumento terapeutico in più.

Andrebbero correttamente chiamate medicine Tradizionali (OMS), Complementari e Alternative (USA).Si definiscono Non Convenzionali ,utilizzando la terminologia del Parlamento Europeo.

E’ sbagliato e riduttivo chiamarle solo complementari o addirittura integrate (!).

Se lavoriamo per una integrazione di tutte le medicine e le terapie non possiamo però nascondere la differenze in una visione grigia e indistinta,il contrario dell’arcobaleno che desideriamo.

Proprio come ecologisti sappiamo che l’immagine dell’uomo e del mondo che sta sotto ogni modo di curare è fondamentale per la stessa cura.

Le Medicine Non Convenzionali sono portatrici di visioni dell’uomo e del mondo che non sono complementari all’attuale medicina ufficiale che, pur con i suoi innegabili meriti, è ben lungi dall’avere un’immagine completa dell’uomo e del mondo.

Integrarsi significa confrontarsi e mettersi e mettere in discussione.

Fondamentale la qualità  della formazione dei medici esperti,sia tramite scuole accreditate che tramite una università  qualificata.

Inoltre sarebbe sbagliato mescolare in una legge riguardante i medici figure professionali di discipline bionaturali o affini che necessitano anch’esse di una legge nazionale che purtroppo

mi pare non abbia ancora trovato un inizio di discussione in Parlamento.

Da ultimo la normativa sui medicinali omeopatici e antroposofici in particolare, che vede l’Italia

penalizzarli rispetto ad altri Paesi dell’ Unione.

Una giusta e snella normativa nazionale che qualifichi i medici e garantisca i cittadini che a loro si rivolgono costituisce un obiettivo politico desiderabile.

Soprattutto evitando che il federalismo regionale si trasformi ,in una materia che ci vede tutti uguali di fronte al diritto costituzionale alla salute,in regole diverse ,regione per regione.

Paolo Galletti, consigliere federale dei Verdi, già  relatore della proposta di legge sulle Medicine Non convenzionali approvata dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati nella XIII Legislatura.

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