Hera,le accuse degli ecologisti

Pubblicato da Paolo Galletti il

Un’altra HERA, la nostra era!

Campagna-vertenza lanciata dagli ecologisti dell’Emilia-Romagna

articolo da “terra” di Gabriele Bollini

HERA (Holding Energia Risorse Ambiente) è una società  per azioni, nata dall’unione di undici aziende di servizi pubblici dell’Emilia-Romagna, che gestisce i servizi di distribuzione dell’acqua, raccolta e smaltimento rifiuti, distribuzione energia elettrica e gas e ora anche servizi funerari e cremazione. È una società  di proprietà  al 51% di enti pubblici.

Gli amministratori pubblici dei comuni interessati da HERA si lavano la coscienza asserendo che HERA è una società  pubblica perché è pubblico il pacchetto di maggioranza delle azioni del capitale sociale della stessa. Ciò che omettono di dire è che quando si assegnano i servizi pubblici della collettività  ad una SpA c’è poco da dire pubblico o privato, parliamo di società  che devono rispondere al mercato e agli indici della borsa, e il cui scopo è fare utili e distribuire dividendi fra i soci. Quota di remunerazione per soci e azionisti che può essere recuperata solo sui fattori di gestione ovverosia o aumentando le tariffe o intervenendo sul costo del lavoro riducendo l’occupazione o riducendo la qualità  del servizio o aumentando i consumi delle risorse oggetto del servizio.

HERA

– Si oppone alla raccolta differenziata domiciliarizzata per il semplice motivo che questo gli ridurrebbe drasticamente combustibile e potenzialità  dell’inceneritore e perchè così può continuare ad incassare i CIP6 e sostenere che produce energia “termovalorizzando”.

– Non si preoccupa di promuovere un uso efficiente dell’acqua nelle nostre case e nelle città : d’altra parte vende acqua, quindi “¦. (se calassero i consumi di acqua, dovendo garantire il valore in borsa si troverbbe costretta ad aumentare le tariffe)

– Non ha alcun interesse al recupero delle acque di scarico o alla fitodepurazione: d’altra parte vende il servizio di depurazione, quindi ….

– Non ha alcuna intenzione di procedere alla sostituzione delle tubature in cemento-amianto della nostra rete (1700 km nel bolognese e 2300 in Romagna), tanto, dicono: “l’amianto fa male solo se ingerito”.

– Propone centrali termoelettriche e reti di riscaldamento piuttosto che sviluppare fonti energetiche rinnovabili e sostenere efficienza e risparmio energetica: d’altra parte vende energia, quindi …

Hera per tenere alta la valutazione in borsa ha ridotto gli investimenti del 25% rispetto al budget previsto nei primi due mesi del 2009. Il debito consolidato del gruppo è di 1.562 M di €. Questa situazione discende dalla decisione dei soci di pretendere alti dividendi piuttosto che investimenti sostenuti nel territorio (per rendere l’idea, per il Comune di Bologna che detiene il 14.76% Hera significherebbe rinunciare a 15 M di euro all’anno di entrate). Se si fosse deciso di reinvestire l’80% dell’utile netto, avremmo quasi 500 milioni di € di debito in meno, dei quali invece circa 200 M di € sono quelli che sono stati distribuiti ai soci privati.

I consiglieri di amministrazione di HERA e delle sue controllate sono ex-politici e amici di politici, da piazzare o a cui restituire favori: gettoni di presenza da 100.000 euro per partecipare a 12 riunioni in un anno, sono il prezzo di queste rottamazioni di lusso o la ricompensa per favori ottenuti. Questi regali arrivano direttamente dalle tasche dei cittadini attraverso il pagamento delle bollette.

Con l’approvazione,un anno fa, del decreto legge 135, il Governo è arrivato a privatizzare l’acqua e gli altri beni comuni affidati in servizio a società  come Hera. Tale provvedimento prevede che, nelle società  che gestiranno la risorsa idrica, la quota di partecipazione del settore pubblico non potrà  superare il 40% nelle S.p.A. non quotate e, nelle quotate già  esistenti (come nel caso di Hera), dovrà  scendere al di sotto del 30%. Ciò si traduce nella definitiva privatizzazione della gestione dell’acqua, decretando l’ingresso a piè pari dell’Italia, come Paese, nel disegno lucrativo delle multinazionali. I Comuni del dominio HERA, dopo aver già  ceduto le reti acquedottistiche e fognarie dovranno vendere le proprie quote entro due anni, rimanendo con un pugno di mosche in mano. Hera tifa per la privatizzazione e sta “sensibilizzando” le nostre amministrazioni locali affinché cedano da subito le loro azioni per fare cassa e risolvere gli annosi problemi di bilancio.

Con questo inaccettabile provvedimento si decreta la vittoria del mercato, della merce, del profitto nel settore dei pubblici servizi: l’acqua viene sottratta alla gestione pubblica, si indeboliscono nei fatti le autonomie locali – in barba al tanto sbandierato federalismo ““ ed i diritti dei cittadini. Una scelta grave, compiuta nel silenzio mediatico e politico, utilizzando un Decreto Legge (provvedimento da adottarsi in casi straordinari di necessità  ed urgenza) che ha reso subito l’acqua non più un bene di tutti ma un patrimonio di pochi.

I giochi non sono ancora fatti, le risorse sono beni comuni e devono rimanere di tutti, difendiamo la nostra acqua e la nostra aria: tutti abbiamo il dovere di partecipare a questa campagna contro la trasformazione dei servizi in merce e contro la privatizzazione dei beni comuni .

Per contatti:unaltrahera@gmail.com e www.unaltrahera.org

Categorie: Generale

3 commenti

bice pedrucci · 22 Novembre 2010 alle 6:27 pm

sappiamo benissimo che anche a Bologna Hera non fa raccolta
differenziata in centro nonostante da tempo la si richieda.
Ora capisco alcune delle ragioni per cui ciò avviene ed è un vero scandalo

Gabriele Bollini · 23 Novembre 2010 alle 3:20 pm

Cara Bice, è si un vero scandalo. Perfino la legge ci richiederebbe di raggiungere risultati di raccolta differenziata ben più alti: ma non si muove foglia che Hera non voglia o su cui non abbia un interesse economico. Se funzionasse la raccolta differenziata -come dimostrano i Comuni che combattendo contro Hera e ATO l’hanno voluta e l’hanno fatta- Hera vedrebbe ridotta la quantità  di materiali da incenerire. E l’inceneritore è una gallina dalle uova d’oro, perchè noi paghiamo Hera per lo smaltimento dei rifiuti, noi paghiamo a Hera una quota della bolletta elettrica per sostenere le fonti energetiche rinnovabili (e grazie a Bersani, allora ministro all’industria, l’incenerimento è stato equiparato a fonte energetica rinnovabili), Hera ci vende quel poco di energia che produce l’inceneritore: “tre piccioni con una fava”, come si dice dalle mie parti.
Sui prossimi numeri di Terra ci saranno comunque altri articoli sul tema della gestione dei rifiuti e di Hera,

nando · 6 Dicembre 2010 alle 9:37 pm

Politica imprenditoriale e scelte aziendali ed industriali a Forlì “¦anche qui la mano dei furbetti del quartierino?”¦

A proposito della programmata e contestata costruzione di un nuovo inceneritore a Forlì da parte di Hera con il beneplacito dell’amministrazione comunale, oltre ad essere quest’ultima in maniera risaputamente disdicevole parte in causa in quanto detiene una partecipazione azionaria in Hera, quello che è paradossale è che la Fondazione cassa dei risparmi di Forlì ,che siede nel consiglio di amministrazione di Hera con il suo presidente, mentre da una parte partecipa alla costruzione di un apparecchio inquinante e fonte di sostanze cancerogene dall’altra parte finanzia la costruzione di un moderno centro per lo studio e la cura dei tumori (l’IRST con sede a Meldola) C’ è allora da meravigliarsi se il direttore di quest’ultimo,noto oncologo a livello nazionale e comunque persona ottima e stimata, ha poi assunto rispetto all’inceneritore una posizione possibilista?
Risulta pure che sia il precedente sindaco di Forlì(sotto la cui amministrazione è stato dato il via libera ad Hera per l’inceneritore) ,sia il suo succitato collega oncologo sono soci della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì(CARISFO).
Fra le banche che siedono, con loro rappresentanti, nel consiglio di amministrazione di Hera oltre all’UNIPOL (ah..ah..proprio quella di Consorte!) e alla citata Fondazione forlivese c’è anche la Fondazione CARISBO (Cassa di Risparmio di Bologna)in passato con l’ ex rettore dell’ateneo bolognese Fabio Roversi Monaco intimo di Prodi (quasi tutti i suoi non pochi fratelli e lui stesso sono stati docenti universitari ai tempi del suo rettorato).
Il problema si complica se consideriamo che la Cassa di Risparmio di Forlì tramite le sue non poche agenzie ha consigliato ai suoi non pochi correntisti l’acquisto delle azioni di Hera all’epoca della sua quotazione in borsa . Ora in una dinamica di libero mercato ed in un’ottica strettamente finanziaria non ci sarebbe nulla di male, anzi gli investitori sono gratificati con aumento del valore azionario a 2 cifre, il problema però sorge quando nello stesso soggetto confluisce oltre all’investitore, ripagato,e per questo condizionato, dal ritorno economico, anche il cittadino. Infatti è quest’ultimo ad essere sensibile alla qualità  dell’aria che respira, e all’impatto sulla salute delle scelte ambientali fatte dall’amministrazione che governa il territorio in cui vive. Ma là  dove il cittadino è giustamente preoccupato e tenderebbe a porre limiti a politiche industriali che antepongono logiche di profitto alla qualità  della vita nelle aree in cui operano, l’investitore vede nell’aumento del profitto stesso il segno della validità  del suo operare,addirittura secondo Max Weber l’indizio di una predestinazione”¦sì proprio in termini religiosi. Comunque dato che la nostra società  tende sempre più a dare importanza alla dimensione monetaria questo conflitto, che il buon senso vorrebbe non esistesse per manifesto rilievo della salute di fronte a qualsiasi altro valore, può essere tale da portare molti cittadini ad un giudizio non imparziale sul problema in oggetto: il modo migliore per lo smaltimento dei rifiuti.
Io sono garantista e per principio salvo, fino a prova contraria, la buona fede dei personaggi citati anche perchè i fatti denunciati si inscrivono nell’altro grande condizionamento (che pure i beppegrilli non prendono sufficentemente in considerazione) e cioè l’automia e conseguente obbiettività  della pur indispensabile ricerca scientifica ( e qui in Romagna forse condizionata anche a colpi di PET-TAC, RMN, defibrillatori”¦)che nella cronica mancanza di fondi ,stornati nelle grandi e spesso inutili opere che sappiamo,è sempre più dipendente dal danaro erogato dalle grandi fondazioni quasi sempre legate a gruppi industriali e a banche es. la Fondazione Agnelli, telethon e la Bnl, la Fondazione Edoardo Garrone e Veronesi, ecc….ecc

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