Una moratoria regionale sugli impianti a biogas
“Nel ribadire l’importanza delle fonti energetiche rinnovabili, gli impianti a biogas e biomasse rappresentano una soluzione positiva sul piano ambientale e sul piano economico ““ sottolinea la consigliera regionale dei Verdi Gabriella Meo ““ solo quando recuperano i reflui degli allevamenti suini e bovini e gli scarti organici delle produzioni agroalimentari.
A complemento, non si possono escludere produzioni agricole dedicate, ma con equilibrio, secondo il criterio di rotazione delle colture, senza snaturare la vocazione delle imprese agricole emiliano-romagnole e senza sottrarre terreno alle coltivazioni e all’allevamento, basi del made in Italy agroalimentare.”
“Per questo ho proposto, assieme ai consiglieri Naldi (Sel), Sconciaforni (FdS) e Mandini (IdV), una risoluzione per una moratoria all’autorizzazione di nuove centrali a biogas e a biomasse allo scopo di avere chiara la situazione degli impianti esistenti e in itinere e del loro impatto sull’agricoltura e sullo stato delle emissioni in atmosfera in Emilia-Romagna e di riaprire il confronto con i comitati, i cittadini e le amministrazioni locali, per giungere ad una nuova regolamentazione che riporti questo settore energetico al principio originario di prioritaria valorizzazione delle biomasse “non nobili” e avvalendosi di impianti compatibili con l’ambiente.”
“La proliferazione di impianti indotta dagli attuali incentivi, che rendono estremamente più conveniente produrre kilowatt piuttosto che farina o mangimi, sta provocando una degenerazione degli obiettivi di fondo con conseguenze gravi tanto per i cittadini dei territori interessati, che devono fare i conti con molti disagi, quanto per il patrimonio agricolo stravolto da colture che sostituiscono in larghissima misura i cereali abitualmente destinati all’alimentazione.”
Infatti, secondo stime autorevoli, una centrale a biogas di 1 megawatt, che non si avvalga di scarti, trasforma ogni anno circa 20.000 tonnellate di granoturco, sorgo o erba medica per la cui produzione sono necessari circa 350 ettari di terreno. Secondo le organizzazioni agricole, la conversione dei campi in enormi serbatoi per la produzione di biomasse sta facendo lievitare il prezzo degli affitti dei terreni da 500 euro per ettaro a oltre 1000 euro.
“Anche dal punto di vista delle emissioni ““ continua la consigliera Meo ““ gli impianti possono essere considerati “positivi” solo quando utilizzano in prevalenza reflui e scarti alimentari e quando gli impianti fossero dotati di sistemi di stoccaggio in depressione e aspirati tanto per la massa che per il digestato, per evitare l’emissione nell’ambiente del metano e di gas maleodoranti.
Molte centrali esistenti e previste non rispondono a questi requisiti, così come è evidente che vi sono richieste di autorizzazione che, suddividendo il progetto in diversi impianti più piccoli sotto al megawatt (0,99), vogliono aggirare furbescamente i criteri esistenti.”
“Riteniamo ““ conclude Meo ““ che la Regione debba acquisire gli strumenti per entrare nel merito di come sono fatti gli impianti e potere assicurare una programmazione territoriale atta anche a consentire l’integrazione coi cicli agricoli.”
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