Tromba d’aria a Milano Marittima: «quando crolla un campanile non si mette in discussione l’utilità di una chiesa»

Pubblicato da Matteo Mingazzini il

«Dopo ogni disastro ambientale, assistiamo sempre allo stesso copione: si punta il dito contro gli alberi, ignorando tutto ciò che dice la scienza».

Con queste parole il portavoce dei Verdi Emilia-Romagna Enrico Ottolini commenta le polemiche che hanno seguito il violentissimo fenomeno che ha colpito Milano Marittima lo scorso 24 agosto.

«Ignorando completamente le indicazioni di arboricoltori e di chiunque si occupi di gestione urbana, diversi cittadini e amministratori compiacenti hanno subito puntato il dito contro gli alberi, come accaduto anche per le recenti alluvioni, in un corto circuito di disinformazione a cui purtroppo viene data eco anche attraverso la stampa».

Ancora una volta dunque si torna a parlare di abbattimenti indiscriminati e avulsi da qualsiasi analisi di stabilità, ignorando che ad abbattere i pini domestici sono stati venti di oltre 120 km/h, ovvero un fenomeno di una intensità un tempo impensabile, ma ora sempre più frequente (il terzo negli ultimi dieci anni nella sola Milano Marittima).

«Mentre da una parte ci ritroviamo a fare i conti con situazioni sempre più frequenti e drammatiche causate dal cambiamento climatico, dall’altra ci scagliamo contro gli unici alleati che abbiamo per mitigare questi effetti – evidenzia il portavoce Ottolini -. Ci chiediamo come sia possibile non vedere l’assurdità di questo paradosso. Quando con un terremoto crollano i campanili, nessuno si sogna di mettere in discussione l’utilità di una chiesa, né a chiederne la demolizione».

«Ci auguriamo che Cervia, che si fregia del titolo di “città giardino”, volano di cultura per la gestione del verde urbano, sappia evitare scorciatoie demagogiche e non ascolti improvvisati personaggi che spacciandosi per tecnici sono in realtà promotori di un modello di città sempre meno sostenibili ed energivore, con climatizzatori al massimo, isole di calore e nessun riparo. Ricordiamo che, oltre alla estrema violenza del fenomeno, molte delle piante abbattute avevano le radici compromesse da lavori nei sottoservizi, dalla mancanza di spazi drenanti adeguati e da manutenzioni sbagliate».

Il pino domestico, come risaputo da chiunque si occupi di arboricoltura e a differenza di quanto si crede comunemente, non deve essere potato (a parte la rimonda del secco), siccome la forma della sua chioma gli garantisce maggiore stabilità e resistenza ai venti. Inoltre, non è vero che “sviluppa solo radici superficiali”, come molti credono: il pino è dotato di un fittone capace di penetrare in profondità per ancorare la pianta al terreno. Tuttavia, questo fittone in passato veniva tagliato in vivaio per facilitare i trasporti, e una volta tagliato non ricresce. Molte piante sono quindi vittime non solo dai cambiamenti climatici, ma di una cattiva gestione che parte da lontano e va assolutamente corretta.

«Mai come oggi le nostre città hanno bisogno di alberi – conclude Ottolini -. Tutte le città più avanzate d’Europa lo hanno già capito e lo stanno facendo: desigillazione del suolo, creazione di viali alberati, aiuole, parchi. Gli alberi nei contesti urbani portano benessere, riducono lo stress, migliorano la qualità ambientale e riducono il rischio di decessi legati alle temperature estreme. Vanno gestiti e curati, come ogni altro servizio, ma il loro valore non può più essere messo in discussione».

Per Alleanza Verdi Sinistra Emilia-Romagna

Enrico Ottolini, co-portavoce regionale di Europa Verde – (cell. 3339813625)

Categorie: Generale

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