Le biomasse selvagge
Dal quotidiano ecologista  “Terra” del 02/12/2010
di Gianluca Baldrati
Una delle strategie messe in campo dalla Provincia di Ravenna per ridurre l’uso dei combustibili fossili è sicuramente quella della diversificazione delle fonti di energia. Fra queste, negli ultimi anni, hanno acquistato un’importanza rilevante le biomasse. Oltre all’impianto dell’Unigrà di Conselice che produce energia elettrica dalla combustione di olio di palma, è stato realizzato anche il biodigestore di Fusignano, destinato a produrre energia elettrica dalla combustione di biogas prodotto con la fermentazione di insilati vari e si sta discutendo circa i progetti della centrale di Russi e del biodigestore di Bagnara di Romagna, oltre a molti altri progetti in cantiere, ma non ancora presentati. Questi impianti, che senza dubbio portano introiti agli imprenditori che li hanno realizzati o che intendono realizzarli, contribuiscono realmente a diminuire la dipendenza dal petrolio? Quale beneficio portano alle popolazioni locali? Quanto inquinano?
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Ravenna è stato il primo documento che ha affrontato la questione biomasse, nel 2006, richiedendo che vengano realizzate, preferenzialmente, all’interno di un ambito territoriale che possa offrire la materia prima richiesta, compatibilmente con la capacità rigenerativa della stessa. Il Piano ha inoltre posto altri limiti a tutte le nuove centrali, che devono essere piccole (meno di 50 MW termici), avere impianti di cogenerazione, essere ubicate in contesti particolarmente energivori e, in particolare, in ambiti specializzati per attività produttive di rilevo sovracomunale ed essere funzionali a un piano di sviluppo industriale complessivo dell’area.
Posto che gli impianti costruiti o presentati non rispettano tutti i limiti imposti (e in alcuni casi non ne rispettano nemmeno uno!), occorre giungere a regole più chiare e precise e, soprattutto, vincolanti. I Verdi di Lugo per la Costituente Ecologista hanno proposto alle amministrazioni locali un regolamento sviluppato in otto punti, che possa porre un freno all’improvvisa proliferazione di centrali. Per sommi capi la proposta di regolamento prevede che:
- non sia possibile costruire nuove centrali senza “spegnere” una potenza equivalente di centrali esistenti a combustibili fossili;
- non possano essere costruite centrali con potenza superiore a 2 MW (0,5 MW nel caso dei biodigestori);
- le centrali a biomasse debbano essere alimentate da prodotti di scarto e non da prodotti appositamente coltivati per essere bruciati;
- l’origine delle biomasse debba ricadere in un raggio di 10 km dalla centrale;
- le centrali debbano lavorare in cogenerazione e possibilmente in trigenerazione;
- possano essere installate in aree in cui è prevista l’installazione, senza ricorrere a varianti territoriali;
- il sito di costruzione debba essere facilmente raggiungibile dai mezzi di trasporto, senza dover costruire nuove strade;
- l’energia prodotta debba essere utilizzata in loco.
Al momento le amministrazioni locali non hanno idee su come gestire le centrali a biomasse e restano in balia degli imprenditori proponenti e dei legittimi comitati di cittadini contrari. Intanto l’appello dei Verdi sembra cadere nel vuoto.( www.verdilugo.it)
4 commenti
Alfredo Sambinello · 3 Dicembre 2010 alle 10:44 am
Concordo pienamente: aggiungerei che non è più rinviabile, anche per l’Italia, una normativa affinchè il biogas prodotto possa andare direttamente in rete (metanodotto) e/o distribuito direttamente anche per i mezzi di trasporto senza necessariamente bruciarlo per produrre energia. Ricordo che la direttiva europea sul 20-20-20 ci impone un 10% dei mezzi di trasporto a energia rinnovabile.
Paolo Galletti · 3 Dicembre 2010 alle 3:32 pm
Purtroppo in Parlamento di ecologisti c’è rimasto poco o nulla, al di là delle etichette appiccicate in fretta ad altri progetti politici.
Speriamo nel progetto della costiuente ecologista per dare la sveglia all’italia e fare leggi decenti per la conversione ecologica:
paolo
Gian Luca Baldrati · 3 Dicembre 2010 alle 4:33 pm
Si potrebbe chiedere ai “tanti” ecologisti che si trovano in parlamento e nelle amministrazioni locali…
La realtà è che si sta iniziando a sentire la mancanza dei Verdi nelle istituzioni, perché non basta parlare di ambiente prima delle elezioni per fare delle leggi in tal senso.
Antonio Carnevali · 31 Dicembre 2010 alle 6:59 pm
Scusate, ho l’impressione che sia stato saltato a piè pari un punto essenziale: quando si parla di biomasse si tende a far di tutte le erbe un fascio, mentre meglio sarebbe (vedere http://www.legambientevallescrivia.it/) andare a vedere gli impatti ambientali della coltivazione delle biomasse utilizzate. Il mais, per esempio, richiede enormi quantitativi di acqua e di concimi, provocando gravissimi danni ai corsi d’acqua ed all’ambiente in generale…sarebbe opportuna una riflessione sulle possibili alternative che esistono (e spesso non sono affatto penalizzanti per gli agricoltori).