Un Po di petrolio. Video attivisti sulle tracce di un disastro ambientale

articolo pubblicato su Terra, quotidiano ecologista, di giovedì 27 gennaio 2010

Gabriele Bollini

Mercoledì scorso 12 gennaio, a Bologna presso XM24, via Fioravanti 24, nell’ambito di “MeryXM – aperitivo del mercoled씝, c’è stata la proiezione in prima nazionale del medio-metraggio “Un po di petrolio”, una produzione: insu^tv (Napoli) e teleimmagini? (Bologna), regia di Nicola Angrisano (che ha già  firmato la regia di Una montagna di balle), soggetto e sceneggiatura di Raffaele Aspide e Isabella Urru (che ha curato anche il montaggio), musica originale di Viktor Bosnjak e Roberto Salvati, fotografia Alfonso Santolero. Il tutto condito con un dibattito successivo fra il regista e lo sceneggiatore e l’autore di questo articolo della Rete Ecologista Bolognese. (altro…)

quell’asfalto insostenibile

 

Nuova Autostrada Orte ““ Cesena – Mestre: un progetto ad elevato impatto ambientale

di Davide Fabbri ( da “Terra” del 26 gennaio 2011)

Si è riunita recentemente a Cesena la Rete Stop Autostrada Orte-Cesena-Mestre, alla quale ““ fino ad ora ““ hanno aderito associazioni, comitati e forze politiche: Italia Nostra, Movimento Nazionale Stop al Consumo di Territorio, Pro Natura, Forum Ambientalista, WWF, Legambiente, Gruppo Regionale Movimento 5 stelle dell’E-R, Gruppo Regionale Verdi dell’E-R, Ecoistituto del Veneto Alex Langer, Rete dei Comitati del Polesine, Comitati Ambiente e Territorio Riviera del Brenta Miranese, Rete NO AR ,Verdi Emilia Romagna per la costituente ecologista

L’autostrada attraverserà  cinque Regioni (Lazio, Umbria, Toscana, Emilia Romagna e Veneto), 11 province e 48 comuni; il tracciato prevede solo in parte la riqualificazione della E-45, si sviluppa in parallelo alla SS 309 Romea e ha numeri da brivido: 396 km di lunghezza, 139 km di ponti e viadotti, 64 km di gallerie, 20 cavalcavia, 226 sottovia, 83 svincoli. (altro…)

Cispadana,uno scempio

 

arriva in Regione il progetto per la nuova arteria da 1,2 miliardi di euro:Servono ipotesi alternative

di Paolo Galletti ( da “Terra” del 26 gennaio 2011)

Il progetto della nuova Autostrada Cispadana vicina al Fiume Po è in procinto d’essere presentato alla Regione Emilia-Romagna. La proposta viene da diverse imprese associate tra cui sono presenti l’Autostrada del Brennero, Coopsette e Pizzarotti di Parma. Il primo lotto di circa 70 chilometri, tra l’Autostrada del Brennero (casello di Reggiolo-Rolo) e l’Autostrada Padova-Bologna (casello di Ferrara-Sud), dovrebbe essere completato entro cinque anni, con un project-financing di 1,2 miliardi di euro: un finanziamento a lungo termine che protegge gli interessi dei privati rispetto all’eventuale fallimento dell’iniziativa. Un altro lotto di 100 chilometri dovrebbe essere proposto successivamente per collegare Reggiolo con l’Autostrada Piacenza-Brescia (casello di Castelvetro). (altro…)

Il piano dei trasporti dell’Emilia-Romagna sbaglia strada

Dal quotidiano ecologista TERRA del 25/11/2010

In questi giorni è in discussione il nuovo Piano regionale integrato dei trasporti della Regione Emilia-Romagna (Prit 2010-2020). Purtroppo le previsioni di questo documento strategico non sono sostenibili: nonostante i buoni propositi teorizzati in premessa il Prit è al servizio delle auto e conferma le vecchie strategie sullo sviluppo di nuove strade. Ad esempio nel Prit si prevede di costruire la bretella autostradale Modena-Sassuolo, parallela al fiume Secchia, o di realizzare la nuova strada Cispadana, parallela al Po, attraverso diversi comuni della bassa pianura padana. (altro…)

E’ iniziata a Bologna la grande partita della “valorizzazione” delle aree ex militari

Ridurre il consumo di suolo non significa solo tutelare le aree rurali, significa anche utilizzare meglio le aree già  urbanizzate per soddisfare in queste le nuove esigenze di usi urbani. È sul tappeto, in molti comuni e non solo a Bologna, una questione che può essere un rivelatore efficace della volontà  di consumare meno suolo: le dismissioni delle caserme, attribuite dall’amministrazione militare al demanio, e da questo in corso di trasferimento ai Comuni. Si tratta di oltre duecento caserme e complessi ex militari, che i comuni sono invitati a dare in concessione per 50 anni. Commentando l’avvenimento e dandogli il via, nel 2007, Romano Prodi disse che “nella città  si inseriscono scenari diversi, talmente grandi da farle cambiare aspetto”. Il Direttore dell’Agenzia del Demanio affermò che “si apre un percorso nazionale che vedrà  la collaborazione tra pubblico e privato, che sarà  chiamato ad investire per valorizzare aree cittadine che tornano così alla collettività “.

Che cosa possono fare i Comuni? Possono pensare di guadagnare qualche soldo svendendo ingenti beni comuni, trattando col miglior offerente e promettendo, in cambio di molti euro, destinazioni d’uso lucrose per i nuovi possessori; i fabbisogni sociali insoddisfatti diventeranno allora l’occasione per occupare nuove porzioni di terreno extraurbano. Oppure possono invece utilizzare le caserme per soddisfare le necessità  di attrezzature pubbliche e d’uso pubblico, di verde urbano, di edilizia sociale, evitando così di urbanizzare nuove aree rurali; cercheranno allora, prima della trattativa con gli immobiliaristi, il consenso dei cittadini su progetti urbanistici basati su un rigoroso calcolo dei fabbisogni insoddisfatti.

Nella realtà  accade che “¦. (altro…)

Sul Passante autostradale di Bologna

Le ragioni che ci portano ad opporci al passante autostradale derivano dalla constatazione che questo non risulta risolutivo dei problemi di mobilità  del nodo di Bologna, ma che invece sicuramente a fronte di un ingente volume di risorse finanziarie ed ambientali, esso ottiene miglioramenti quantitativamente modesti e di breve periodo soprattutto se la crescita della domanda di mobilità  proseguirà  ai ritmi del decennio passato.

Occorre dunque sviluppare una ben più radicale revisione del problema dell’accessibilità  a Bologna e al suo territorio, fondata su un innovativo potenziamento e messa a sistema dei trasporti pubblici su ferro e su gomma urbani ed extraurbani. Le possibili soluzioni alternative hanno il vantaggio di risolvere nel breve periodo il problema con risorse limitate, dando alle amministrazioni coinvolte il tempo necessario per la implementazione del nuovo sistema integrato dei trasporti pubblici senza introdurre, come fa invece il Passante nord, nuovi impedimenti per il suo sviluppo. (altro…)